Archivio Categoria: Senza Rumore

Questo blog è un manifesto che dedichiamo all’esperienza maturata (per davvero) cliente dopo cliente in Digital Followers. Scopri le nostre case history.

Semplificazione Grafica e SEO Copywriting: l’Arte di Rendere Visivo il Complesso

Tempo di lettura: 3 minuti

In questo articolo vi raccontiamo un caso concreto di applicazione del nostro Codice Simplica, un metodo per raggiungere, in questo clima di disattenzione dilagante, uno degli obiettivi più importanti oggi per le aziende: riuscire a trasformare in semplice e immediatamente comprensibile ciò che appare (o è) complesso e faticoso da capire o ricordare.

La Sfida: Concetti SEO Complessi in parole

Quando si parla di SEO, si tratta spesso di argomenti tecnici, pieni di termini specifici del settore, difficili da comprendere per il non addetto ai lavori. Riccardo Esposito, rinomato professionista italiano del web e SEO copywriting, ha brillantemente affrontato queste sfide nel suo ultimo articolo sull’ottimizzazione SEO.

Tuttavia, per rendere la sua saggezza accessibile ad un pubblico più ampio, è diventato utile – oltre alle sue illuminanti spiegazioni testuali – avvalersi anche di una via di comunicazione di impatto visivo. Ecco dove siamo intervenuti noi.

Simplica: la Soluzione in Immagini

Digital Followers, attraverso il progetto Simplica, ha adottato un approccio basato sulla semplificazione grafica e visiva. L’idea è stata questa: trasformare i concetti SEO di Riccardo Esposito in visuali accattivanti e facili da capire con un’occhiata piuttosto rapida.

Nel concreto: che cosa abbiamo fatto

Il nostro lavoro è partito da un’attenta lettura del corposo articolo dell’esperto copywriter. Abbiamo quindi suddiviso il testo per macro-concetti e focalizzato l’attenzione sugli aspetti più importanti. 

Una volta disegnata una mappa dei contenti, siamo passati alla vera e propria fase di “visualizzazione”, ossia abbiamo studiato il modo migliore per trasformare in elementi visivi i concetti testuali. Questa è una fase delicata e importante, dove non possono mancare da un lato senso estetico e dall’altro senso di “usabilità del dato visivo”.

Ne è emerso un lavoro dove brevi testi e coerenza grafica la fanno da padrone, senza tralasciare mai quel tocco di storytelling che aiuta a memorizzare meglio idee e nozioni.

Benefici della Semplificazione Grafica: quali sono?

  • Chiarezza: con la semplificazione grafica, i termini tecnici e i concetti complessi diventano immediatamente chiari.
  • Memorabilità: le immagini sono più facili da ricordare rispetto al testo. Una buona visualizzazione può rendere un concetto difficile indimenticabile.
  • Engagement: un contenuto visivamente accattivante è più probabile che coinvolga e mantenga l’attenzione dell’utente.

Il Ruolo Cruciale del Brand Communication

La semplificazione non riguarda solo la trasformazione di parole in immagini. È una questione di brand communication. Quando un brand è in grado di comunicare chiaramente i suoi valori e messaggi, si stabilisce un legame più profondo con il suo pubblico.

Conclusione: la Semplificazione Grafica come Alleata del Marketing

In un mondo sovraccarico di informazioni, la capacità di rendere i concetti complessi semplici e visivamente accattivanti è diventata una competenza fondamentale per il marketing. L’esempio visto sull’ottimo e lungo testo di Riccardo Esposito mostra nel concreto un caso di applicazione della Semplificazione Grafica, la via attraverso cui le aziende potranno ridefinire il modo con cui comunicano nel digitale.

Se desiderate saperne di più, date un’occhiata a Simplica.

Cosa Imparare dal Lancio dell’iPhone 15 di Apple: una Maestria in Semplificazione Emotiva

Tempo di lettura: 3 minuti

Apple ha colpito ancora. Con il lancio dell’iPhone 15, l’azienda non ha solamente presentato un nuovo dispositivo; ha offerto al mondo una lezione magistrale in emozione nella brand communication. In un mercato in cui la competizione è sempre più accesa, come possiamo trarre ispirazione da questo colosso della tecnologia?

Prima le Emozioni, poi il resto

Prima di addentrarci nelle specifiche tecniche dell’iPhone 15, Apple ha saputo toccare i cuori di milioni. Condividendo storie emotive su come i propri dispositivi hanno effettivamente salvato vite, l’azienda ha dimostrato che creare connessioni emotive è fondamentale. Ma come possiamo applicare questa lezione nel nostro contesto aziendale?

Storie Che Colpiscono

Ogni azienda, indipendentemente dal settore, può trarre vantaggio dall’arte dello storytelling. Raccontare storie uniche e potenti può distinguerti dalla concorrenza, soprattutto in settori altamente tecnici dove la comunicazione chiara è essenziale. Questo approccio umanizza il brand, rendendolo più accessibile e comprensibile.

Parla con la forza delle immagini

Anche questa volta, Apple eccelle nell’arte di mostrare, piuttosto che dire. Anziché limitarsi a elencare le funzionalità del suo nuovo iPhone 15, ha mostrato attraverso uno spot emotivo come queste influenzano la vita quotidiana delle persone. Il messaggio comunicato attraverso l’elemento emozionale è stato l’elemento chiave, trasformando le informazioni tecniche (ossia le caratteristiche del prodotto) in storie immediate e memorabili, che colpiscono dritte al cuore.

Visibilità e Comprensione

Per i marketing manager e i responsabili delle comunicazioni, trasmettere concetti complessi in modo chiaro e memorabile è una sfida quotidiana. L’utilizzo sapiente dell’emozione, così come la semplificazione visiva possono essere la soluzione, trasformando elementi complessi in immagini comprensibili e di forte impatto. Questo non solo aumenta la visibilità del prodotto, ma migliora anche la comprensione del valore che può offrire.

L’Arte della Presentazione

Ogni dettaglio del lancio dell’iPhone 15 è stato curato meticolosamente. Dalla grafica alle transizioni, Apple ha creato un’esperienza coinvolgente che ha tenuto il pubblico incollato allo schermo. Questa attenzione al dettaglio è essenziale per chiunque operi nel campo della brand communication.

Storytelling Come Differenziatore

In un mercato saturo, Apple ha utilizzato lo storytelling come un potente differenziatore. Ma come può questo essere applicato da altre aziende e professionisti? La chiave è trovare quella storia unica e autentica che solo tu puoi raccontare. Simplica si occupa proprio di questo.

Trova la Tua Storia

Che tu sia un marketing manager, un responsabile delle comunicazioni o un dirigente aziendale, trovare e condividere la tua storia può fare la differenza. Questo processo di storytelling può semplificare la comunicazione di concetti complessi, rendendo il tuo brand più riconoscibile e distintivo nel mercato.

Conclusione

Il lancio dell’iPhone 15 di Apple è stato molto più di una presentazione di prodotto. È stata una lezione magistrale in emotional marketing. Per aziende e professionisti che operano in settori altamente tecnici, applicare queste strategie può essere la chiave per comunicare efficacemente i messaggi e i valori della propria azienda.

Raccontare storie emotive, mostrare invece di dire, curare ogni dettaglio della presentazione e utilizzare lo storytelling come differenziatore sono tutte strategie che possono essere applicate per migliorare la comunicazione di prodotti o brand complessi. In un mondo sempre più competitivo, imparare da maestri come Apple offre spunti preziosi per emergere nel proprio settore. E qui trovi chi ti può aiutare a farlo >

Perché Johnson & Johnson semplifica il suo logo dopo 135 anni

Tempo di lettura: 3 minuti

Il mondo del branding e del marketing sta assistendo a un movimento interessante: una tendenza alla semplificazione. Al centro di questo dibattito si trova il recente restyling del logo di Johnson & Johnson, una delle case farmaceutiche più rinomate al mondo.

L’Evoluzione di un Logo Iconico

La storia del logo di Johnson & Johnson affonda le sue radici oltre 135 anni fa. Originariamente, quel simbolo distintivo non era altro che la firma sui documenti ufficiali dell’azienda. Questo storico logo non era solo riconoscibile, ma era anche un simbolo potente che raccontava la storia e i valori dell’azienda.

Il logo storico di Johnson&Johnson

Tuttavia, in una sorprendente mossa, l’azienda ha scelto di abbandonare questo pezzo di storia per abbracciare un design molto più semplice e minimale.

Verso una Semplificazione Grafica

Il nuovo logo di Johnson & Johnson si presenta come un semplice logotipo San Serif. A prima vista, potrebbe sembrare un font come tanti altri, ispirato da elementi geometrici e con un tocco neo-grottesco.

Ma perché questa drastica mossa?

Il fenomeno di semplificazione non riguarda solo Johnson & Johnson. Molti brand stanno optando per disegni più semplici e puliti. Questa tendenza alla semplificazione visiva riflette il desiderio delle aziende di comunicare in modo chiaro e diretto in un mondo sempre più saturato di informazioni.

La Semplificazione nel Contesto del Marketing

Questa evoluzione nel mondo del brand communication rappresenta un adattamento alle esigenze del pubblico moderno. I responsabili delle comunicazioni e i marketing manager sono alla ricerca di metodi per rendere la loro comunicazione efficace e risonante.

In questo contesto, la semplificazione grafica emerge come una soluzione per affrontare le sfide della comunicazione in un ambiente digitale.

Gli obiettivi di una Comunicazione Efficace

È importante sottolineare l’importanza di avere una chiara lettura di cosa si intende raggiungere attraverso (anche) l’utilizzo del design del nostro brand. Simplica, ad esempio, offre soluzioni di semplificazione grafica che partono sempre da una precisa analisi degli obiettivi di comunicazione dell’azienda. Perché non si tratta solo di “bellezza”, ma di strategia.

Conclusione

La decisione di Johnson & Johnson di rinnovare il suo storico logo segna un punto di svolta nella brand communication. Mentre le aziende cercano di rimanere rilevanti in un mondo in rapida evoluzione, la semplificazione emerge come una strategia chiave per connettersi con il pubblico. Questo caso studio evidenzia l’importanza di una comunicazione chiara e dell’adattamento alle tendenze moderne nel marketing.

Semplificazione grafica, semplificazione visiva

I Vantaggi della Semplificazione Grafica per i Brand Italiani

Tempo di lettura: 2 minuti

Indice

  • Introduzione: la Sfida della Brand Communication Complessa
  • Cos’è la Semplificazione Grafica?
  • Perché la Semplificazione Visiva è Cruciale
  • Come iniziare con la Semplificazione Grafica
  • Conclusione: il Futuro della Semplificazione Grafica

Introduzione: La Sfida della Brand Communication Complessa

In un mercato sempre più competitivo e globalizzato, la capacità di comunicare efficacemente i valori e i vantaggi del proprio brand è fondamentale. Per marketing manager e responsabili delle comunicazioni in Italia, il dilemma è sempre più pressante: come trasmettere concetti complessi in modo chiaro e accattivante? La risposta potrebbe risiedere nella semplificazione grafica.

Cos’è la Semplificazione Grafica?

La semplificazione grafica è l’arte e la scienza di rappresentare informazioni complesse attraverso elementi visivi. Questo non significa solo creare belle immagini, ma progettare asset visivi che facilitano la comprensione e accelerano la decisione del cliente.

Elementi chiave:

  • Iconografia: utilizzo di icone per rappresentare concetti.
  • Schema di Colori: adozione di una palette limitata per evitare la sovraccarica visiva.
  • Tipografia: scelta di font chiari e leggibili.
  • Layout: organizzazione degli elementi in modo intuitivo.

Perché la Semplificazione Visiva è Cruciale

  • Riduzione della Confusione: meno è più quando si tratta di comunicare informazioni complesse.
  • Aumento delle Conversioni: un messaggio chiaro porta a una decisione più rapida.
  • Uniformità del Brand: un’estetica coerente facilita il riconoscimento del brand.

Come Iniziare con la Semplificazione Grafica

  • Audit del Brand: esamina il tuo attuale materiale di marketing.
  • Definizione degli Obiettivi: cosa vuoi raggiungere con la semplificazione grafica?
  • Scegliere gli Strumenti: dalla progettazione grafica ai software di analisi, seleziona gli strumenti più adatti.
  • Implementazione: inizia con un progetto pilota per testare l’efficacia.
  • Misurazione dei Risultati: utilizza metriche come il tasso di conversione per valutare il successo.

Conclusione: Il Futuro della Semplificazione Grafica

La semplificazione grafica non è una semplice tendenza, ma una necessità nel contesto attuale. I brand italiani che investiranno in questo aspetto della brand communication saranno meglio posizionati per affrontare le sfide di un mercato in continua evoluzione.

Ottimizzare la semplificazione visiva è più di un investimento; è una scommessa vincente per il futuro del tuo brand.

 

Vuoi metterci alla prova?

Digital Followers ha da poco lanciato Simplica, un progetto che trasforma la Complessità in Chiarezza.

Immagina di poter comunicare i tuoi messaggi aziendali con facilità, chiarezza e coinvolgimento efficaci per il tuo cliente. In un mondo complesso, il nostro progetto di Facilitazione Visiva fa proprio questo: comunicazione di design per brand che si fanno ricordare.

Scopri ora Simplica >

 

– Foto di Alexander Shatov su Unsplash

Gli orrori del Black Friday (non ci voglio credere…)

Tempo di lettura: 2 minuti

Ditemi che non è vero! Non ci voglio credere.

Ok che questi sono i giorni del famoso Black Friday, ma offerte di questo tipo anche no.

Mi arriva una email di un’agenzia che si occupa di marketing e nello specifico di funnel con questa offerta da non perdere:

  • un libro
  • un accesso all’area riservata
  • una CONSULENZA PRIVATA INDIVIDUALE
  • un biglietto per una masterclass
  • 2 ebook cartacei

Il tutto a 9,90€, valore delle spese di spedizione. Quindi il valore dell’elenco è ZERO euro.

Ma veramente c’è gente che al supermercato fa spesa gratis?

L’importante comunque è guardare con distacco e vedere se anche in questo caso c’è qualcosa da imparare e c’è, e tanto anche.

Questa è una classica azione di marketing per acquisire clienti dando tanto, tantissimo con un piccolo prezzo. Tu sei invogliato ad avere tutto questo gratis e allora vai al carrello. Magicamente nel carrello trovi un altro prodotto dello stesso valore (9,90€) da aggiungere. Beh altri 9,90€ cosa saranno mai. E via via così, cercando di farti spendere sempre di più partendo dal basso, bassissimo.

Dove sta il problema? Sta nella PERCEZIONE finale di chi vende e di acquista.

Il Venditore

Mi soffermo sulla CONSULENZA PRIVATA INDIVIDUALE a zero euro. Quanto vale il tuo tempo? Quanto vale la tua consulenza? Zero euro. E fai tutto questo sforzo per dare di te il valore di zero euro? Avrei potuto capire se fossero stati materiali digitali (un ebook da scaricare, anche un libro da scaricare, un minicorso) perché sono contenuti fatti e parcheggiati che puoi vendere e rivendere senza nessuna fatica in più, perché sono già stati realizzati e non necessitano di nulla, non hanno la scadenza. E allora che percepito avrai costruito della tua azienda? Forse pari al valore con il quale proponi i tuoi prodotti/servizi = ZERO

Chi acquista

Se prima di mettere nel carrello ti chiedessi: ma cosa mi potranno mai dare con una CONSULENZA PRIVATA INDIVIDUALE a zero euro? Forse di consulenza avrà ben poco, forse sarà solo una chiacchierata per piazzarti qualcosa che giustifichi tutta la comunicazione fatta. Capiranno i tuoi problemi e magicamente avranno la soluzione, ma non più a zero euro.

Morale della favola

Invito sempre i responsabili marketing e gli imprenditori a riflettere sulla percezione che diamo di noi verso il consumatore finale. È proprio lì dove giochiamo la nostra partita più importante. Focalizzarsi sul prezzo è sempre sbagliato, poi farlo così è distruttivo sia per chi vende che per chi acquista.

E comunque, ancora non ci voglio credere!

Perché “avere il logo” non significa “avere un Brand”

Tempo di lettura: 2 minuti

Salve, abbiamo bisogno di una strategia marketing ma il brand lo abbiamo già. Lo abbiamo fatto noi. Eccolo.

Molti potenziali clienti arrivano nei nostri uffici dicendo che “hanno già un brand” e mettono sul tavolo il loro logo, aggiungendo anche, con fare minaccioso, “non va toccato, è perfetto così” come se al solo tocco ci fosse un nostro preventivo pronto per la firma ;).

Il problema non sta nel logo in sé. Cioè se è bello, brutto, adatto, inadatto. Il problema è che il logo non è il Brand, il Brand è molto di più, ma tanto tanto di più.

Spesso vediamo aziende che sprecano spazi visivi, magari di cartelloni enormi, solo con il loro logo in formato gigante. È un’occasione sprecata, sono soldi, nella maggior parte dei casi, buttati dalla finestra.

Proviamolo su noi stessi. Immaginiamo di essere in metropolitana, stiamo aspettando il prossimo treno e davanti a noi c’è un cartellone enorme, con un logo gigante che non conosciamo. Cosa ci comunicherà quel logo? Come ragiona il nostro cervello? Quello che farà sarà catturare per noi l’interesse per motivi puramente visivi e quindi?

Imprenditori, manager o startuper sono convinti che quel logo ci resterà in mente per sempre, che lo cercheremo online alla prima occasione, che stopperemo la musica che stiamo ascoltando per cercarlo su google. Sì, di questo sono convinti ma non funziona così.

Mediamente una persona impiega 7 ore di ricerca online, ripeto 7 ore tra siti, video, immagini, ecc per acquistare un prodotto e veramente pensiamo che un logo su un cartellone possa fare lo stesso?

I prodotti sono e restano prodotti, la relazione è sempre con le persone. Il problema più grande davanti ad un shop che non conosciamo è il fatto che non troviamo nessuno, non c’è nessuno con cui parlare e da qui la domanda: posso fidarmi? Perché le persone cercano altre persone, perché tra persone si crea una relazione di fiducia, simpatia, empatia. Questo deve fare un Brand.

Emily Heyward nel libro “Adoro!” (che consiglio di leggere ad ogni persona a cui sta a cuore la propria azienda) scrive:

Per catturare la fedeltà dei clienti e trasformarli in fan sfegatati bisogna far sì che l’azienda entri in profonda risonanza emotiva con loro, che incarni, in ogni sua parte e con ogni sua decisione, un sistema di valori e una visione condivisa.

Nei prossimi articoli vedremo come creare questa relazione ma va compreso bene che non basta mettere sul tavolo un logo per dire che abbiamo un Brand. Abbiamo solo un foglio con un logo stampato sopra.

Il logo è sicuramente importante ma è solo un pezzo del puzzle. Uno dei tanti elementi che devono contribuire alla realizzazione di un Brand.

Più urli e offendi, più l’imprenditore ascolta. Ma sarà vero?

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Una volta si diceva che chi urlava di più veniva ascoltato, ora siamo alla versione 2.0: chi offende di più viene ascoltato e pure venerato.

Ci sono imprenditori (e anche di alto livello) che più vengono insultati più ascoltano e confermano anche di essere definiti in quel modo. C’è un noto consulente di marketing che negli ultimi anni ha fatto breccia in Italia per un linguaggio assolutamente diverso dal solito, una comunicazione fatta di agitazione, urla e offese.

Quello che dice non è sbagliato, cioè il succo del discorso è buono. Sono cose che noi del settore conosciamo da sempre. Il fatto che un collega tenti di creare cultura, tenti di formare persone inconsapevoli delle opportunità del marketing online, per noi è un vantaggio perché ci troviamo poi quelle stesse persone, in ufficio, discutendo con le stesse terminologie tecniche, senza iniziare ogni volta il racconto da Adamo ed Eva.

La cosa che mi fa pensare e che condivido spesso con il mio team è appunto la forma di comunicazione, essendo gente di marketing, quello è ciò che ci interessa. Perché delle persone (con azienda e quindi con responsabilità ,ecc) devono ascoltare e quasi venerare un signore che durante un video ogni 5 minuti li insulta perché non sanno nulla, perché fanno domande stupide, perché non hanno soldi, perché sono dei buffoni?

La risposta la conosciamo ma il punto è che in Digital Followers non troverete nulla di tutto ciò. Non sono qui a dire che siamo i più bravi ma che siamo educati sì. Che abbiamo rispetto per tutti, sì. Dobbiamo dimostrare le nostre capacità e competenze non urlando, non insultando ma con i fatti. Perché poi noi le strategie le mettiamo in pratica e i risultati li dobbiamo raggiungere. Non ci fermiamo alla formazione, la mettiamo in pratica.

Non diciamo che bisogna scrivere copy persuasivi perché altrimenti nessuno vi legge. Abbiamo nel nostro team personale che ogni giorno scrive testi.

Non diciamo che occorre fare un funnel altrimenti non vendi. Noi i funnel li studiamo e li costruiamo oltre a portarci il traffico e a vedere i risultati.

Non diciamo che se vuoi essere primo su Google devi fare le campagne e che se non le fai sei un buffone che non ha i soldi. Noi studiamo, realizziamo e configuriamo le campagne di advertising oltre a gestirle e a misurare i risultati.

Proprio qualche giorno fa ho preso parte ad una call conference dove un fornitore del mio cliente era andato su tutte le furie, aveva atteggiamenti poco rispettosi. Una volta terminata la call il nostro cliente mi ha detto:

“Stefano, ma tu vuoi paragonare Digital Followers a quell’azienda? Il livello è completamente diverso”.

Con i Clienti ci interessa creare una relazione stretta, fatta di trasparenza e di educazione. Non urliamo, non offendiamo, semplicemente parliamo. Non so fare il dentista ma quando vado dal mio non mi insulta perché non sapevo di un ponte da fare. Semplicemente, parliamo.

Leadership di cura, empatia e intelligenza emotiva: quello che chi lavora in team dovrebbe sapere (e fare)

Tempo di lettura: 5 minuti

Da un paio di anni, mi sto interessando al mondo della crescita personale e seguo alcuni corsi sui concetti di autoefficacia, empatia, narcisismo e amor proprio. Sono temi importanti che ho ritrovato nelle parole di Valeria Cantoni Mamiani all’interno del suo bellissimo Leadership di Cura, libro uscito nel 2021 fresco fresco di 1° e 2° lockdown e con addosso tutti i segni della pandemia e di questo post-pandemia ancora in corso.

Un libro di cui consiglio la lettura a tutti coloro che lavorano con altre persone e vivono dinamiche di gruppo o aziendali, tra collaborazioni, team, riunioni, deleghe e task.

Il tema dell’empatia mi interessa notevolmente, difficile lavorare nella comunicazione senza voler migliorare questa capacità (che si può imparare ed esercitare), è stato rincuorante vederlo così bene espresso nonché urgente all’interno di una cornice di leadership per imprese e organizzazioni.

Valeria Cantoni parla infatti delle dinamiche di leadership nei contesti aziendali, ma anche politici, inserendo la gestione del gruppo in un’ottica di capacità di ascolto, cura dell’altro e sviluppo delle cosiddette soft skills che sempre più aziende stanno ricercando (anche in Italia?).

Ogni organizzazione vive di elementi come orientamento ai risultati, senso di condivisione, gerarchia e deleghe, collaborazione, innovazione, riconoscimenti adeguati e crescita personale. Se una di queste condizioni non viene rispettata, il sistema diventa tossico e le persone ne soffrono. Profondamente. Covando dentro un senso di insoddisfazione e frustrazione che a volte si nutre per anni, o per l’intera vita lavorativa.

Se pensiamo alla sostenibilità del gruppo, non possono mancare nella pratica quotidiana feedback, senso di appartenenza, collaborazione, fiducia, ascolto e cura:

  • La scarsità o mancanza di feedback è demotivante e non agevola a prendersi responsabilità.
  • Il senso di appartenenza si attua quando esistono valori condivisi da tutti, e fa leva sul bisogno di ognuno di sentirsi parte di qualcosa di più grande.
  • La collaborazione implica una buona dose di mediazione tra noi e gli altri, al fine di raggiungere un obiettivo riconosciuto e condiviso: sentirsi utili a qualcuno è importante per l’essere umano, perché ci si sente riconosciuti come membro attivo di valore.
  • Infine la fiducia misura lo stato della nostra apertura verso l’alto.

Le neuroscienze e gli studi sui neuroni specchio ci confermano che l’essere umano è un animale relazionale, tuttavia la nostra impostazione sociale ha sempre avvantaggiato l’intelligenza cognitiva anziché la buona gestione delle emozioni. Il successo è legato alle abilità competitive e aggressive, mentre le emozioni sono state sempre etichettate come “cose per femminucce”, poco utili per “avanzare nella vita”.

In questo clima post-pandemico di diffusa stanchezza e languishing (un languire in una situazione di malessere), la competenza emotiva costituisce un insieme di abilità pratiche utili a far sì che l’individuo sia efficace nelle relazioni sociali. Tra le “nuove” capacità emotive da allenare per gestire la relazione con l’altro, e anche con se stessi, troviamo innanzitutto l’ascoltare per farsi ascoltare.

Ascoltare significa autorizzare se stessi a parlare per secondi senza sentirsi per questo sminuiti, uno spazio che presuppone sospensione del giudizio, che è sempre un pre-giudizio. Comprendere significa dare avvio a una trasformazione sui propri preconcetti.

Ascoltare significa parlare dopo gli altri, anche quando si pensa di avere la risposta giusta. Non è affatto facile. Spesso ascoltiamo non con l’obiettivo di comprendere, ma solo aspettando il nostro momento per replicare. Ed ecco che nascono, frequentissimi, i malintesi tra i collaboratori.

La pandemia ha spinto molti manager a trasformare l’approccio di controllo sul dipendente in attenzione per sé e per gli altri. Come per le emozioni, anche la cura deve partire innanzitutto come cura per sé, dove ci si legittima a prestare attenzione ai propri bisogni, comprendendo le proprie zone di comfort e quelle di dis-comfort.

Nella nostra società attuale fondata su velocità e prestazione, è facile confondere il valore della persona con la sua “funzionalità”. Un dilagante egoismo sta cancellando l’idea di prossimo, che significa “molto vicino”.

È un problema di fiducia. Perché è tanto difficile dare e ricevere fiducia?

Perché siamo colpiti dal bias della negatività a causa del quale ricordiamo di più le situazioni spiacevoli che quelle piacevoli, innescando così anche la cosiddetta profezia autoavverante, convinzione secondo la quale se una cosa deve andare male, andrà male.

“C’è un detto che recita ‘un uccello posato su un ramo non ha mai paura che il ramo si rompa, perché la sua fiducia non è nel ramo, ma nelle sue ali’. Avere fiducia in sé e nel proprio processo evolutivo è un primo passo per avere fiducia negli altri e nel loro processo evolutivo che include anche gli errori.”

Valeria Cantoni Mamiani, pagg. 36-37

Si ha fiducia nell’altro quando si delega, fornendo indicazioni precise e gli si consegna autonomia, autorità e quindi responsabilità. Lo riesci a fare con i tuoi collaboratori, colleghi, superiori, clienti?

L’autrice ci ricorda poi quanto sia sbagliato attenersi solo all’ultimo evento o all’ultimo errore per perdere fiducia in quella persona o peggio ancora negli altri. Hai mai avuto la sensazione di impegnarti per fare sempre tutto al meglio, e quell’unica volta che sbagli, è come se anni di cose ben fatte sparissero all’istante?

Bene, Valeria Cantoni (che si basa su studi psicologici e sulla sua trentennale esperienza in contesti business), ti direbbe “sappi che è una TUA percezione, sei TU a scegliere che emozioni provare in seguito a un evento. Ricorda l’uccellino che ha fiducia nelle sue ali”. 😃

Ripetiamo come un mantra: il processo evolutivo include anche gli errori, gli errori sono un’enorme ricchezza.

Leadership di Cura è così pregno di concetti importanti, che ne scriverò ancora, prossimamente. Di sicuro, un tema per me cruciale è quello dell’imparare ad assumersi la responsabilità di ESPRIMERE LE PROPRIE ESIGENZE.

Nulla ci piove dal cielo, dobbiamo imparare a chiedere, se intendiamo ricevere. Ne scriverò presto, perché è in primis un’abilità che devo imparare io stessa, qualcosina ho già iniziato a fare ma la strada è lunga e lastricata di sciocche paure 😃

Qui trovi il libro >>

Come far capire tutto di un brand in meno di 5 secondi?

Tempo di lettura: 4 minuti

“Che ci vuole per scegliere qualche foto e scrivere un testo per un sito? Sono capaci tutti!”

In questo articolo scoprirete perché non è affatto così…!

Quando ho iniziato a svolgere questa professione, 11 anni or sono, non conoscevo la parola “usabilità”, ma conoscevo la parola “persuasione”. Solo a dirla, quanta atmosfera si crea, senti come suona: persuasione.

Non ci è voluto molto prima che scoprissi che persuasione e usabilità, nel mondo della comunicazione online, vanno a braccetto nei messaggi più efficaci.

Cos’è l’usabilità?

Secondo il dizionario, si tratta della “facilità d’uso”. In pratica l’usabilità definisce il grado di facilità e soddisfazione con cui si compie l’interazione tra l’uomo e uno strumento. Nel nostro caso, lo strumento è un’interfaccia web, desktop o mobile.

Cos’è la persuasione?

“La persuasione è qualsiasi tentativo atto a modificare comportamenti e/o atteggiamenti senza usare coercizione o inganno”.

B.J. Fogg, Psicologo sperimentale

Sì, persuadere qualcuno, nel nostro caso la persona che entra nel sito web di un’azienda, professionista o brand, non implica in alcun modo l’inganno o il raggiro, anzi, significa solo esprimere nel miglior modo possibile attraverso elementi visivi e testuali il messaggio che si intende comunicare. E qual è il miglior modo possibile? Parlare la lingua del nostro target, perché come diceva Cicerone:

“Se volete convincermi, dovete pensare i miei pensieri, provare i miei sentimenti e parlare con le mie parole.”

Un caso pratico

La comunicazione efficace per un sito web usabile e persuasivo, è un incontro tra le esigenze del brand e la sua specifica nicchia di mercato. Da un lato, quindi, il cosa ti voglio dire e dall’altro il come è più funzionale che io te lo dica in base a chi sei tu e chi sono io.

Questo 2022 sta vedendo Digital Followers bella impegnata, tra gli altri, su un ampio progetto di comunicazione per l’apertura di un nuovo ristorante di cucina italiana contemporanea a Montagnana, il Belavocado by Frachef.

Tra le diverse attività (brand identity, posizionamento, adv, social…), stiamo gestendo anche la realizzazione del sito, che man mano si sta arricchendo di nuove sezioni e che a breve vivrà il suo lancio ufficiale.

Ebbene, quando 11 anni fa ho scoperto l’usabilità, ho incontrato anche il grande tema del “blink test”, ossia il “test del battito di ciglia”. Entrando in un sito, la primissima impressione che si avrà di quell’azienda, servizio o prodotto, è legato a quello che percepiamo nei brevi istanti iniziali.

Quanto dura un blink? 50 millisecondi. È questo il lasso di tempo che abbiamo per trasmettere al visitatore che entra nel nostro sito per la prima volta tutto quello che vogliamo fargli sapere. In un battito di ciglia, si forma la prima e più importante impressione dell’utente riguardo a chi siamo. Un ottimo sito riesce a far capire la propria offerta al visitatore in meno di 5 secondi.

Studiando la homepage del ristorante Belavocado, abbiamo scelto di fare in modo che la prima schermata del sito offrisse tutto ciò che serve per comunicare al visitatore il messaggio e il posizionamento del ristorante.

Gli elementi essenziali sono: logo + titolo e sottotitolo + pulsante prenota online, che è la prima e più importante call to action per il Belavocado. Poco sotto, immagini con piatti e preparazioni, per far capire che si tratta di un ristorante.

Il nostro intento è che immediatamente la persona intuisca che:

  • è il sito di un ristorante (l’occhio coglie immagini culinarie)
  • è il Belavocado by Frachef (logo)
  • è un ristorante elegante (messaggio trasmesso dalla scelta del layout, font, parole, bilanciamenti tra spazi pieni e spazi vuoti, palette colori, titoli…)
  • può/deve prenotare online (testi + pulsante)

Saper operare di continuo SCELTE e saper organizzare in ordine di importanza le informazioni, in un incessante andirivieni tra visivo e testuale, è il segreto per dare vita a un sito che si impegna a comunicare nel miglior modo possibile.

Il cliente, co-founder del ristorante, è stato completamente felice del risultato, così come lo sono state le molte persone coinvolte nella fase del collaudo della pagina, il cosiddetto panel test.

Insomma, la prossima volta che qualcuno vi dice che “per scegliere qualche foto e scrivere un testo sono capaci tutti, che ci vuole”, provate a ricordarvi l’immensa mole di lavoro, pensiero, prove e decisioni che ci sono dietro a una semplice homepage, dove anche 2 pixel di spazio in più o in meno sono stati oggetto d’indagine 😉

Una relazione di lavoro può ancora essere una relazione tra esseri umani?

Tempo di lettura: 2 minuti

“Ve lo devo dire. Quando la sera facciamo tutti i bonifici per i fornitori, quando siamo stanchi per le giornate infinite e pesanti che comportano avviare da zero un’attività, quando ci sono ritardi e intoppi, ecco, noi la sera ci apriamo il sito che ci avete realizzato e lo guardiamo. Lo guardiamo e ci ricarichiamo. Sì, quando ce lo avete consegnato per noi è stato come dire a noi stessi che allora è vero, che lo stiamo facendo sul serio, che stiamo per aprire il nostro hotel-ristorante-park sul Mar Tirreno”.

Queste parole appartengono a Paolo, uno dei due imprenditori del progetto nel settore della ristorazione di cui vi ho parlato qui.

In oltre 10 anni di lavoro in questo settore, non mi ero mai sentita dire che un sito a cui ho lavorato fosse diventato così emotivamente importante per una start up. Certo, ho ricevuto diversi riscontri positivi, come “il sito ci rappresenta appieno”, “il sito ci piace”, “il sito piace ai nostri clienti”. Ma è diverso, perché quando il business ce lo hai da anni, il sito è solo un pezzettino del tutto, e spesso nemmeno ti serve, non lo guardi, ed è giusto così: sono i clienti a doverlo guardare, non tu. Sono i tuoi consulenti marketing a doverlo aggiustare, non tu.

Però, per un momento, mettiti nei panni di due giovani imprenditori che scelgono di sfidare l’impossibile in un momento storico come questo: far risorgere un vecchio locale della Lunigiana (Massa Carrara, Toscana) e dargli un’anima tutta nuova, completamente originale. Un’idea matta, un’idea “folle”, sappiamo tutti fin troppo bene in che periodo è il mondo, tra pandemia, guerre e inflazione alle stelle.

Beh, a noi le idee matte piacciono (“stay hungry, stay foolish”, diceva un saggio), e per noi ONLY THE BRAVE è un motto esistenziale. Alla faccia delle difficoltà.

E quindi, quanta meraviglia nel sentirci dire che un “semplice” sito di un progetto in coming soon (che lo scorso 26 luglio ha aperto al pubblico i primi spazi!) è diventato un elemento cardine per questi due giovani imprenditori per ricaricarsi e darsi lo sprono necessario ad affrontare giorno per giorno le mille e più criticità connesse al restaurare completamente un luogo e nel contempo a iniziare a promuoverlo e posizionarlo a livello di comunicazione (e per questo ultimo aspetto, ci siamo noi 😃 ).

È bello, è UMANO, è vivo, è vero: è così che è fatta una relazione tra le persone – sì, anche lavorativa – al di là del “io sono cliente, tu sei un fornitore”, “io sono un consulente, tu sei un cliente”.

Ci piace lavorare così e per fortuna, alle volte, scopriamo che è ancora possibile.